Fonte: Corriere della sera – L’Economia - edizione dell’8 gennaio 2024 

Autore: Antonella Baccaro

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Il nuovo amministratore delegato, Marco Mizzau, racconta gli obiettivi del piano industriale. «Sarà un’azienda al servizio del sistema paese». La centrale acquisti della pubblica amministrazione chiude il 2023 con un volume di spesa «presidiata» di 80 miliardi

 

Crede nel potere del coinvolgimento, Marco Mizzau, romano, 46 anni, da giugno amministratore delegato di Consip, la centrale acquisti della pubblica amministrazione, una spa controllata dal Tesoro. Nel quartiere generale romano, nell’attico della palazzina che ospita i 433 dipendenti, abbondano i libri su Sergio Marchionne, manager di riferimento, conosciuto in passato.

«Sono qui da 180 giorni, ma mi sono sembrati 1.800. Ho già incontrato tutti i dipendenti...».

Che cosa ha detto loro?

«Per cominciare, che Consip è un’azienda forte e una grande azienda».

Ne sapranno più di lei.

«Eppure, quando ho chiesto loro quale sia la nostra mission, ho ricevuto tante risposte diverse».

E cosa ne ha dedotto?

«Che a volte, come diceva Steve Jobs (fondatore di Apple, ndr.), c’è bisogno di qualcuno che unisca i punti e fornisca una visione d’insieme».

Lei lo sta facendo?

«Ad agosto mi sono presentato a ministri e amministratori di molte partecipate pubbliche e ho capito che non conoscevano tutte le nostre potenzialità. Pochi sanno che abbiamo oltre 20 miliardi di euro di “contratti a scaffale” a copertura dei principali fabbisogni di spesa della Pa».

In termini di Pil quanto muovete?

«Siamo arrivati all’1,3% del Pil con una spesa pubblica presidiata di 80 miliardi al 31 dicembre 2023, in crescita del 18% sull’anno scorso. Gli acquisti della pubblica amministrazione ammontano ormai ad oltre 25,8 miliardi (+6%)».

Con quali risparmi?

«Ecco questo è uno dei temi su cui ho sensibilizzato di più le Pa: il risparmio è stato di 3,7 miliardi. Incrementarlo, mantenendo la qualità, è tra i nostri obiettivi primari».

Consip è un’azienda in attivo?

«Chiuderemo il 2023 con un risultato netto di quasi 10 milioni e un miglioramento di tutti i margini».

Quante amministrazioni coinvolgete?

«Sono più di 14 mila quelle abilitate e 150 mila le Pmi raggiunte. Ci sono piccole imprese che, vincendo un appalto Consip, hanno spiccato il volo».

Dove vuole arrivare?

«Il Piano industriale 2024-2026 disegna un’azienda al servizio del sistema Paese, che valorizzi il tessuto locale ed imprenditoriale. Non vogliamo essere considerati solo un aggregatore di domanda pubblica».

Cosa intende fare per raggiungere questo obiettivo?

«Partiamo da quello che in questi 180 giorni è stato già fatto. Appena arrivato, ho trovato una sorpresa: l’obiettivo del piano Colao per la P.a., realizzare la completa digitalizzazione del ciclo d’acquisto e la interoperabilità degli appalti pubblici entro il 2026, era stato anticipato di due anni».

Perché?

«Lo richiede il Pnrr (Piano nazionale di ripresa e resilienza,ndr). Dal 1°gennaio 2024 tutti gli appalti devono girare su un sistema integrato di piattaforme e banche-dati che parlino la stessa lingua. Un big bang epocale».

Ma è fattibile?

«Abbiamo mantenuto l’obiettivo lavorando in stretta collaborazione con l’Autorità nazionale anticorruzione (Anac) e tutte le altre istituzioni nazionali interessate dai temi della digitalizzazione. Diversamente sarebbe stato impossibile. Fra tre mesi riceveremo una prima ispezione della Commissione europea».

Pensate di superarla?

«Abbiamo raggiunto il risultato, anche se va tenuto in conto un periodo di adeguamento di amministrazioni e imprese».

Intanto già dal 1° luglio è cambiato il Codice degli Appalti.

«Sono 300 articoli che hanno rivoluzionato le nostre procedure, richiedendo anche la certificazione della piattaforma».

È abbastanza per i primi 180 giorni.

«Non ci siamo fatti mancare neanche la gestione di una migrazione delle Pubbliche amministrazioni da un operatore di telefonia mobile a un altro in 18 mesi. Ho scritto personalmente a tutte le amministrazioni per avvisarle e prepararle: pensi solo a quante schede sim dovranno essere cambiate».

Torniamo al nuovo piano industriale. Su cosa si baserà?

«Ispirandoci alle altre centrali di committenza all’estero, dedicheremo molto tempo all’analisi dei fabbisogni. È un’attività che ho molto praticato occupandomi di pianificazione strategica in Ferrovie dello Stato, ai tempi di Giancarlo Cimoli. Ma anche come Chief Operating Officer del Campus Bio-Medico».

Si farà la sua squadra?

«No, do fiducia a chi c’è e chiedo lealtà».

Che Consip ha in mente?

«Mi piacerebbe che diventasse l’Amazon della P.a. Che sulla piattaforma si potesse acquistare con maggiore facilità e speditezza. Ora ci sono ancora molte complessità burocratiche che rendono necessario affiancare chi utilizza lea nostra piattaforma. Al punto che tanti privati di questa consulenza hanno fatto un business».

Come se ne esce?

«Intanto nel Codice degli Appalti c’è l’articolo 30 che parla della possibilità di ricorrere all’Intelligenza Artificiale. A noi basterebbe farle svolgere l’attività routinaria per sollevarci da un 30% di quello che facciamo. In questo modo il nostro personale potrebbe concentrarsi su altre attività a maggior valore aggiunto».

Ad esempio?

«Monitorare la fase di esecuzione dei contratti, fornendo un rating delle aziende. Creerebbe un circolo virtuoso negli appalti».

L’intelligenza artificiale non potrà aiutarvi nei contenziosi...

«Direi di no. Abbiamo l’obbligo di chiudere le gare in sei mesi ma c’è ancora troppo vantaggio a bloccare le gare perché questo non avvenga».

Tre anni di mandato sono pochi per rivoluzionare Consip?

«Sì, ma le mie parole-chiave sono coraggio e perseveranza. Ci riusciamo».

 

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