09 Agosto 2017

Caro direttore,

non sappiamo se in Italia vi sia un interesse organizzato a tornare a un “sistema” di acquisti frammentato in 36mila stazioni appaltanti ma, se vi fosse, l’articolo dal titolo “Così sta fallendo il sistema Consip” pubblicato l’8 agosto da Repubblica involontariamente lo asseconderebbe.

Il Ministero dell’Economia e delle Finanze e il commissario per la razionalizzazione della spesa pubblica stanno perseguendo una politica che passa anche dalla revisione ad ampio spettro dei processi di approvvigionamento delle pubbliche amministrazioni. L’aggregazione della committenza in stazioni appaltanti dotate di competenze, presidi di legalità ed economie di scala fa parte di questo processo. Gli strumenti a disposizione delle centrali di committenza hanno contribuito a generare semplificazione, trasparenza, efficienza. Basta avere la pazienza di leggere i dati relativi - per esempio - agli acquisti di energia sulla base delle Convenzioni. O quelli sul mercato elettronico, grazie al quale le amministrazioni stanno aumentando il ricorso a strumenti di acquisto trasparenti, favorendo anche la partecipazione di una molteplicità di fornitori piccoli, medi e grandi. È l’esperienza che aiuta a cambiare in meglio. La concentrazione della domanda riduce lo spazio per i fornitori locali? Si aumentano i lotti di ripartizione della gare nazionali. La tecnologia evolve più rapidamente dei tempi di gestione delle gare? Bisogna adottare modelli di approvvigionamento adatti a mercati dove i cambiamenti sono continui, rapidi e profondi come nel caso del cloud computing.

L’esperienza insegna anche che un sistema normativo e amministrativo molto articolato impegna grandi energie sul piano legale e amministrativo, piuttosto che sul core business degli acquisti pubblici: l’analisi del fabbisogno, la ricerca di mercato e la valutazione competitiva. In linea di principio queste attività potrebbero essere separate dal controllo di conformità dei soggetti che partecipano alle gare. I controlli amministrativi, quelli della cosiddetta “busta A“ delle gare, potrebbero essere automatizzati grazie a flussi di informazione scambiati digitalmente e in tempo reale tra le diverse amministrazioni dello Stato che dispongono già di dati sui fornitori (fiscali, previdenziali, giudiziari, societari). La digitalizzazione ridurrebbe il rischio di errori e di illeciti, semplificherebbe gli adempimenti per le imprese, consentirebbe alle centrali di committenza di concentrarsi sul merito degli acquisti: competizione, prezzi bassi, qualità e innovazione nei prodotti. È stato fatto per la dichiarazione dei redditi precompilata, a tutto vantaggio dei contribuenti. È possibile replicare in questo campo quel successo. Una stazione appaltante di quest’era digitale dovrebbe dunque avere più economisti, informatici, data scientist e ingegneri che esperti legali, oggi gravati da un compito molto impegnativo.

C’è ancora molto da fare per costruire un modello operativo più trasparente e di facile utilizzo, basato su tecnologie digitali, capace di  tener conto dell’articolazione e delle specificità dei mercati, ma proprio le esperienze - positive e negative - maturate da Consip in questi anni possono aiutare a definire le azioni necessarie. Dagli errori si apprende più che dai successi e ricominciare da zero significherebbe rinunciare a questo patrimonio di conoscenza.

 

Roberto Basso - Cristiano Cannarsa

Presidente e Amministratore delegato di Consip